Descrizione
L’Abbazia di San Giovanni Battista è posta in una zona isolata e circondata da boschi tra i nuclei abitati di Spogna, Collimento e Lucoli Alto, quasi a voler mantenere il suo carattere di neutralità fra le diverse frazioni lucolane. È un ex monastero benedettino poi convertito in collegiata nella metà del 400. Durante il Medioevo, le abbazie1, isolate dai centri urbani e ubicate in posizioni strategiche, svolsero un ruolo molto importante in quanto erano sede del potere non solo spirituale, ma innanzitutto temporale. Anche per questa ragione la costruzione e il rafforzamento del potere delle abbazie furono molto spesso seguiti con interesse e talvolta appoggiati dalle autorità che volevano, attraverso esse, mantenere il controllo di certe zone. È questo il caso dell’abbazia di Lucoli, fondata nel 1077 dal conte Odorisio che, più per motivi politici che religiosi (era in corso l’invasione normanna), donò all’abate Pietro e alla sua comunità monastica cospicui possedimenti di terre corrispondenti, in gran parte, all’attuale comune di Lucoli. Inoltre, pose l’abbazia sotto il diretto controllo della Santa Sede sottraendola ad ogni giurisdizione locale (in tal modo divenne un’abbazia nullius).
La contea di Collimento e l’abbazia di San Giovanni furono quindi i due più grandi centri su cui si giocava tutto il potere temporale.
Successore del primo abate Pietro fu Lucolano, sotto la cui guida il monastero ebbe ospite San Franco di Roio al quale fu offerta la carica abbaziale che prontamente rifiutò per dedicarsi a quella vita eremitica che lo avrebbe presto condotto alla santità. Nel 1291 fu eletto abate Pietro Matthei che però rinunciò all'incarico per l'impossibilità di governare la vita cenobitica secondo i dettami della Regola, a causa della scarsa disciplina dei monaci. Per questo motivo, con la bolla "Meditatio cordis nostri" del 27 settembre 1294, papa Celestino V unì questa comunità a quella di Santo Spirito di Sulmona dei monaci Celestini. Tuttavia, nel 1318 il monastero tornò ad essere autonomo.
La vita monastica si svolse con alterne vicende che videro l'abbazia attraversare momenti di difficoltà, ma anche assurgere ad una notevole importanza economica e politica.
La vita cenobitica ebbe luogo fino al 1456, anno in cui morì l'ultimo abate regolare eletto dai monaci. In relazione alle non buone condizioni spirituali, morali e materiali del monastero, papa Callisto III, nel 1461, soppresse e secolarizzò il cenobio e nominò il primo abate commendatario nella figura di Giambattista Gaglioffi, membro dell'omonima e ricca famiglia aquilana, che fu anche vescovo aquilano dal 1488 al 1491. Questo abate, come tutti i successori secolari, elesse la propria dimora nella chiesa di San Giovanni di Lucoli a L'Aquila2 (ora non più esistente), anziché nella residenza monastica di Collimento, determinando quel distacco tra la popolazione lucolana da una parte e l'abate dall'altro. Gli abati commendatari, non provenendo dall'ambiente monastico, erano poco sensibili alle necessità dei monaci e consideravano le abbazie alla stregua di pure e semplici proprietà dotate di rendita finanziaria. Ebbero perciò scarso interesse per la vita religiosa che vi si conduceva, sicché il periodo della commenda in generale fu un periodo di decadimento sia della vita monastica che delle strutture edilizie.
Nel 17543, papa Benedetto XIV pose termine alle continue dispute tra le diocesi ponendo l'abbazia sotto la giurisdizione del vescovo aquilano (l’abbazia divenne parrocchia ordinaria, vennero rimossi la mitria e il pastorale, ma non il titolo di abate di cui tuttora il parroco di San Giovanni si fregia). La popolazione non gradì la decisione e l'abate dell'epoca, Mari, richiese perciò la soggezione al patronato regio nella speranza di riconquistare in parte l'autonomia perduta. Nel 1793 Ferdinando IV re di Napoli, nell'accondiscendere alla richiesta, decretò l'abbazia di regio patronato, riservandosi l'elezione dell'abate commendatario e lasciando al vescovo la sola approvazione canonica. Tale situazione sembra perdurare fino al 1869, fin quando cioè i parroci di San Giovanni Battista iniziarono ad essere nominati dal vescovo. Da allora le vicende dell’abbazia sono legate a quelle della diocesi aquilana.
Il complesso di San Giovanni Battista presenta tutte le caratteristiche tipiche delle abbazie medievali (edificio religioso, chiostro, dormitori, stalla, refettorio, orti) ed inoltre si è conservato mantenendo una certa configurazione originaria anche se, nel corso dei secoli, ha subito notevoli interventi di modifica e adattamento.
Nel 1837 è stato aggiunto il porticato esterno grazie alle donazioni della popolazione lucolana così come ricorda la lapide apposta sulla facciata frontale:
I. D. N.
HANC. TEMPLIFRONTEM
DIVO. JO. BAPT. DICAT
CIVES BENEM. LUCUI.
PUB. PEC. EX. FUNDAM.
EREXERUNT
ANNO REP SALUTIS
MDCCCXXXVI
( L A sta per “Lucolana Abatia”)
L’ultimo restauro, conclusosi nel 1994, ha permesso di riportare alla luce antiche fasi costruttive e soprattutto opere d’arte di cui non si conosceva l’esistenza. La chiesa, infatti, da un originaria struttura romanica4, fu convertita in stile barocco dopo il terremoto del 1703 che l’aveva quasi completamente distrutta. Oggi nell’edificio convivono entrambi gli stili (romanico e barocco) e ciò che si è ottenuto è uno splendido risultato artistico.
L’abbazia è dedicata a San Giovanni Battista5, precursore e cugino del Cristo sempre rappresentato vestito con pelli di cammello e il cartiglio recante la scritta “Ecce agnus dei” (Ecco l’agnello di Dio).
La chiesa si presenta a tre navate divise da pilastri ottagonali su cui poggiano archi a tutto sesto ricoperti da capriate lignee. La navata centrale termina con l'altare maggiore, dedicato a San Giovanni Battista e all'Immacolata Concezione e preceduto da una balaustra in marmi bicolori con linee e disegni tipicamente barocchi. Questo altare venne fatto erigere nella metà del ‘700 su patrocinio della famiglia Mosca di Collimento come confermano gli stemmi apposti sulla balaustra.
Molte sono le opere di interesse artistico contenute all’interno dell’edificio che testimoniano come famosi maestri aquilani e non abbiano lavorato al suo interno. Tra essi il più importante è sicuramente Andrea De Litio6 di cui sono stati rinvenuti alcuni affreschi quattrocenteschi sui pilastri dell’altare e della navata raffiguranti San Lorenzo, San Giorgio, un ritratto di vecchio e un santo francescano. Di pregevole valore è l’affresco decentrato cinquecentesco dedicato alla Madonna del Rosario opera di Pompeo Cesura7. Sempre allo stesso autore è riconducibile l’affresco dell’Ultima cena sulla parte destra dell’altare maggiore dove a fianco si nota un tabernacolo del 1511 offerto dalla famiglia Sollecchia come è riportato sull’iscrizione frontale. A fianco dell’altare del Rosario si trova una pregevole Pietà datata 1583 di forte richiamo michelangiolesco e recante sui lati Sant’Antonio Abate e San Leonardo riconoscibile dai ceppi che tiene in mano. Poco più avanti un affresco con la Madonna del Carmelo datato 1640 dove spicca la figura di San Carlo Borromeo (chiara allusione votiva ai fenomeni pestilenziali che colpirono il territorio lucolano in epoche passate). Lungo la navata destra sono presenti due tele raffiguranti San Francesco nell’atto di ricevere le stimmate attribuita a Battista Celio (allievo del Bedeschini) e la SS. Trinità (di Giulio Cesare Bedeschini8). Nella stessa navata si osservano una serie di lapidi commemorative a riprova dello ius patronato che facoltose famiglie lucolane (in primis quella dei Mosca) avevano nell’abbazia.
Appartenente all’abbazia, ma ora in custodia presso la curia arcivescovile di L’Aquila è la croce processionale d’argento datata 1377 opera dell’orafo sulmonese Paolo di Meo Quatraro9.
I locali della sacrestia ospitano un affresco di Francesco da Montereale10 del 1522 raffigurante una Natività impreziosita da un ricco panneggio, un coro ligneo con ai lati i simboli degli evangelisti e un soffitto pure ligneo policromo recante al centro lo stemma del primo abate secolare Giambattista Gaglioffi. In una nicchia è conservata, inoltre, una statua di San Giovanni Battista del XVIII secolo.
Attraverso una porta laterale ci si immette nell’antichissimo chiostro in stile romanico benedettino disposto in forma trapezoidale intorno al corpo della chiesa e costituito da un piano inferiore e da uno superiore dove erano situate le celle dei monaci. Curiosa la posizione della colonna a sinistra della scalinata: rovesciata e poggiata sul suo capitello mentre la base fa da sostegno alla mezza arcata d’ingresso. Del chiostro si nota un certo disordine strutturale dovuto ai numerosi rifacimenti per effetto dei danni sismici.
Modalità di Accesso
Libero
Contatti
Luogo
Lucoli AQ, 67045, Comune di Lucoli