Descrizione
La chiesa di Santa Croce è chiesa parrocchiale della frazione di Santa Croce (oggi costituita da un unico agglomerato comprendente Santa Croce Alta e Santa Croce). È un edificio molto antico che, come tutte le altre chiese del comprensorio lucolano, ha subito modifiche e restauri nel corso dei secoli. Come documento storico di riferimento abbiamo l’Inventario delle decime della diocesi aquilana perché è qui che compare, per la prima volta, la chiesa di “Santa Croce in Lucoli” per distinguerla da quella di “Santa Croce di Lucoli in civitate” (cioè all’interno della città di L’Aquila, facente parte del Quarto di San Giovanni di Lucoli ed edificata dagli originari dei castelli del lucolano venuti a concorrere alla fondazione della nuova città). Quest’ultima, a volte ricordata anche come “Santa Croce di Collimento” e situata nei pressi dell’attuale Belvedere (viale Niccolò Persichetti), venne detta, per le sue modeste dimensioni e per distinguerla dall’altra con lo stesso nome facente parte del monastero posto nei pressi della porta di Barete (nel Quarto di San Pietro), “Santa Crucicchia” (e con tale nome è ancora ricordata). Le poche notizie pervenuteci si riferiscono alla nomina dei cappellani da parte degli esponenti dei vari rami della famiglia de Nardis (o Nardis) che formavano una specie di consiglio di famiglia. È in questa chiesa aquilana che si recava spesso il Venerabile Servo di Dio Baldassarre de Nardis per i suoi ritiri spirituali aiutato dalla posizione isolata e dalla pace del luogo. Dopo vari secoli di vita, visto l’irreparabile stato dell’edificio in seguito al terremoto di metà ‘700, i de Nardis, piuttosto che riedificarlo in quell’isolata posizione, preferirono finanziare una nuova cappella nella vicina chiesa di San Francesco di Paola in cui, una volta ultimata, trasferirono la venerazione della Croce dell’originaria chiesa (che tuttora orna l’altare) ed il titolo (Santissimo Crocifisso). Al contempo vollero far sì che Santa Croce seguitasse a far udire la sua voce e così dedicarono una della campane della nuova chiesa di Sant’Antonio da Padova (posta in via San Marciano) alla sua memoria. Il destino volle che, a distanza di secoli, la chiesa di San Francesco di Paola accogliesse i resti di un’altra chiesa edificata in L’Aquila dai lucolani: la facciata della demolita San Giovanni di Lucoli (1896). Così oggi nello stesso luogo sopravvive la memoria di due edifici che costituivano punto di riferimento spirituale del popolo lucolano nella città di L’Aquila.
Ma veniamo alla chiesa di Santa Croce in Lucoli.
Buccio di Ranallo nella sua Cronaca Aquilana racconta che, nel 1345, le nobili famiglie aquilane di Messer Bonagiunta, Lalle Camponeschi e Nanni di Roio, deposti momentaneamente i loro rancori politici, stabilirono che alcuni loro membri si unissero in matrimonio proprio in questa chiesa:
“In quillo anno medesimo Popletani tractaro
Pace et parentela, et tanto se menaro,
Che Miser, Ser Lalle et Nanni se accordaro ;
Ad Santa Croce de Luculo in bocca se basciaro”..
Altri documenti ci riferiscono che nel 1425 Meno di Maresciallo di Lucoli ne arricchì la dote parrocchiale con alcuni beni lasciati per testamento e che nel 1407 e 1410 fu tassata rispettivamente per le decime diocesane e pontificie.
Da secoli, in questa frazione, insieme alla Santa Croce, vengono venerati l’Immacolata Concezione di Maria (in passato esisteva anche una Confraternita in suo onore), il Sacro cuore di Gesù (a cui è dedicata una piccola ma suggestiva cappella all’entrata del paese) e San Vincenzo. Non a caso gli abitanti del luogo potevano vantare ben quattro feste patronali dislocate nel corso di tutto l’anno. Al giorno d’oggi, le ricorrenze che si festeggiano sono quelle dell’Immacolata Concezione (8 dicembre) e dell’Esaltazione della Croce (20 settembre). Da sempre, in occasione di quest’ultima festività, si ricorda la Passione di Nostro Signore lungo il suggestivo percorso delle “Tre Cruci”. Esso, segnato da 14 croci (ciascuna corrispondente ad una stazione della Via Crucis), inizia dalla chiesa e conduce fino ad una montagnola fuori il paese, sulla cui cima sono poste le tre croci finali, a ricordo del Calvario. Tale tradizione viene rinnovata anche ogni Venerdì Santo.
La chiesa di Santa Croce presenta una sola navata arricchita da due altari laterali, dedicati uno alla Beata Vergine del Rosario e l’altro alla Natività di Maria. Nonostante nel 1945 siano stati realizzati dei lavori per l’abbassamento del pavimento, la navata non risulta particolarmente alta: questo è comunque un elemento che, insieme alla copertura a capriate, fa della chiesa un luogo di culto caldo ed accogliente. In passato l’interno dell’edificio era molto diverso, non solo per la presenza di una volta affrescata che celava le capriate poste al di sopra, ma anche per la diversa organizzazione del presbiterio. La sagrestia, infatti, era ricavata dallo spazio che il precedente altare maggiore lasciava dietro di sé. Anche gli altari laterali non sono nati così come li vediamo, poiché possedevano una maggiore sporgenza. Quelli principali sono dedicati alla Beata Vergine del Rosario e a Sant’Anna che fa visita alla Sacra Famiglia.
Tra i santi venerati in questa chiesa, oltre a San Gabriele dell’Addolorata, San Bernardino da Siena e Sant’Antonio da Padova, spicca l’aragonese San Vincenzo Ferrer, sacerdote di spicco dell'Ordine dei Predicatori che vide nella mistica domenicana Santa Caterina da Siena una strada per raggiungere la Verità e la perfezione, tanto da dedicarvi anche l'importantissimo trattato De vita spirituali. Egli visse, come questa santa, nel difficile periodo storico dello scisma d'Occidente, iniziato nel 1378. La statua qui conservata raffigura San Vincenzo nelle tipiche vesti domenicane (tonaca e scapolare bianchi, cappa e cappuccio neri), con l’indice della mano destra alzato in segno di ammonimento e la Bibbia aperta (sorretta dalla mano sinistra) in cui compare l’esortazione “Timete Deum et date illi honorem et gloriam” (Temete Dio e date a Lui onore e gloria). Altri elementi della statua che contribuiscono a definire la personalità e le virtù del santo sono le ali con cui viene raffigurato anche in molti altri casi e la tromba sorretta dal putto: essi ci ribadiscono l’immagine di san Vincenzo come angelo dell’apocalisse in riferimento al suo impegno nella predicazione sul destino umano.
Modalità di Accesso
Libero
Contatti
Luogo
Lucoli frazione Santa Croce, 67045, Comune di Lucoli